La bambina, col sistema immunitario compromesso, è stata contagiata dal cugino.
Il caso risale al 2012, e viene riportato dal Cdc (Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie).
In California, una bambina di quattro anni, affetta da leucemia acuta linfoblastica, entra in contatto col cugino il 10 aprile 2012. Il cugino presentava già lievi sintomi di malattia, ma solo due giorni dopo compare la varicella. La bambina, leucemica dal 2011, aveva già ricevuto una dose del vaccino contro la varicella nel 2009. Due settimane dopo, avvisato l’oncologo, riceve una profilassi con un farmaco antivirale (acyclovir). Nello stesso periodo, deve però iniziare un ciclo di chemioterapia programmato di cinque giorni; il trattamento comprende un farmaco cortisonico come il desametasone, capace di “spegnere” il sistema immunitario (immunosoppressione). A circa tre settimane dal contatto col cugino, quindi, anche la bambina sviluppa la varicella. Nonostante il ricovero, e il trattamento con antivirali e antibiotici, muore il 7 maggio.
Il caso è significativo per due motivi. Il primo: la bambina era stata vaccinata, e aveva anticorpi contro la varicella. Tuttavia, come suggerito da altri studi, la presenza di anticorpi dopo una sola dose può non essere una protezione sufficiente, specie in una persona con sistema immunitario compromesso.
Il secondo aspetto: gran parte dei bambini deceduti per varicella negli Stati Uniti erano in uno stato di immunosoppressione a seguito di trattamento con farmaci cortisonici. Il vaccino della varicella, essendo vivo-attenuato, è controindicato in questi soggetti. La loro protezione, quindi, dipende soprattutto dall’efficienza del programma vaccinale della popolazione, ovvero dal fatto che gli altri bambini (come il cugino della bambina, in questo caso) siano immuni dalla varicella: non ammalandosi, non la possono trasmettere a chi non può vaccinarsi o a chi ha il sistema immunitario compromesso.
MC/AF