Un’infermiera, nonostante la formazione scientifica, si fa confondere dagli anti-vaccinatori, e sceglie di contrastarli coi social media.
Non sono sempre stata un’inflessibile sostenitrice della vaccinazione per la salute pubblica. Vedevo i vaccini nella stessa ottica in cui vedevo ogni altro farmaco o trattamento che gli infermieri distribuivano e somministravano. Ho studiato le vaccinazioni alla scuola infermieri, ho imparato a conoscere la storia delle malattie infettive e ho letto di epidemie nei bollettini di aggiornamento. Ma è stato solo quando sono rimasta incinta del mio terzo figlio, durante l’epidemia dell’H1N1, che ho iniziato davvero a interessarmi alla questione.
Durante l’epidemia influenzale H1N1 del 2009 ero incerta se prendere il “nuovo” vaccino antinfluenzale, costantemente discusso dai media. Nello Stato dove risiedevo, New York, ci si proponeva di avviare una proposta di legge per obbligare tutti i professionisti sanitari a vaccinarsi per l’influenza, o in alternativa essere licenziati. Benché fossi un’infermiera, e avessi un’istruzione professionale, rimasi sconvolta e sopraffatta dai resoconti allarmanti che vedevo nei telegiornali della sera, e dai racconti che leggevo sui siti internet.
Allo stesso tempo, però, ero anche preoccupata di proteggere il mio bimbo non ancora nato: sapevo che non sarei stata in grado di evitare il contatto con il virus influenzale, soprattutto perchè oltre il 60 per cento di pazienti dell’unità infermieristica in cui prestavo servizio era ammalato di influenza. Ero veramente combattuta tra decidere di vaccinarmi o rifiutare e perdere il mio lavoro da infermiera pediatrica.
Un confronto con una mia docente mi ha aperto gli occhi sui pericoli della disinformazione e della pseudoscienza presenti su internet. Ha iniziato mostrandomi la sua preoccupazione per il fatto che fossi un soggetto ad alto rischio, idoneo a ricevere il vaccino per l’influenza H1N1. Si raccomandava che mi facessi vaccinare il prima possibile: l’essere incinta mi collocava in una categoria ad alto rischio di complicanze. Replicai che avevo letto l’esatto opposto su internet, e che anzi i testi che avevo letto parlavano di quanto fosse pericoloso il vaccino per le donne in gravidanza. La informai che mi opponevo all’ordinanza dello Stato di New York e all’essere vaccinata forzatamente per l’H1N1.
La mia insegnante, consapevole dei rischi per una madre incinta che rifiutava la vaccinazione antiinfluenzale, si prese tempo per valutare le fonti su cui stavo basando la mia scelta. Le riportai i diversi siti internet e articoli, ma è stata in grado di smentire, una dopo l’altra, le affermazioni scorrette, e di spiegare perché certi siti mancassero di credibilità nel fornire informazioni mediche; inoltre, he gli aneddoti non sono ricerche basate sull’evidenza scientifica. Ero scioccata e arrabbiata per essere stata ingannata e imbrogliata. Ero un’infermiera specializzata, con un’istruzione universitaria, un’abilitazione infermieristica, eppure ero stata fuorviata da siti web complottistici e da blog di genitori. Mi ha poi mostrato accurati studi medici sulla sicurezza e l’efficacia non solo del vaccino per l’H1N1, ma anche contro l’influenza stagionale. Riuscì a dimostrare che i vaccini per l’influenza erano sicuri, efficaci, e fondamentali per proteggere me, il mio bimbo e i miei pazienti.
Quando alla fine arrivò al mio ospedale la fornitura di vaccini, fui una delle prime a fare l’iniezione, grazie ai miei colleghi e istruttori che hanno speso il proprio tempo per rispondere alle mie domande e a chiarire le mie errate convinzioni. Sfortunatamente, non tutte le donne in gravidanza hanno avuto rapido accesso al vaccino per H1N1 e, come conseguenza dell’aver contratto l’influenza, molte, tra cui una mia cara amica, hanno perso i loro bambini per aborti spontanei. Questa mia esperienza mi ha spronato ad accertarmi che i pazienti e le loro famiglie fossero davvero a conoscenza dei rischi dell’influenza per le donne in gravidanza, i bambini e gli immunocompromessi, così come dell’importanza di vaccinarsi durante la gravidanza per proteggere il nascituro e le donne stesse.
Stavo iniziando a rendermi conto della necessità per gli infermieri di sviluppare capacità di pensiero critico e analizzare in maniera appropriata notizie e nozioni sulla vaccinazione: non solo per il proprio lavoro, ma anche per decisioni di salute personale. Ma solo dopo un altro anno e un’altra gravidanza ho avuto la spinta necessaria a creare l’organizzazione “Nurses who vaccinate” (“Infermiere che vaccinano”).
Lavorando di notte ero spesso stanca, e con quattro figli avevo bisogno di trovare un modo per restare sveglia. Iniziai a usare i social media anche come sfogo, per scaricare i nervi. Rapidamente scoprii che c’era una tale quantità di disinformazione e imbrogli su internet che meritava di essere criticata e confutata.
Durante uno di quei turni mi sono imbattuta nel movimento anti-vaccinazione. All’inizio mi allarmarono le loro dichiarazioni sui vaccini: che fossero pericolosi, dannosi e causassero la maggior parte dei problemi del pianeta. Dopotutto, io ero stata vaccinata da bambina, e all'ingresso alla scuola infermieri; i miei figli erano in regola con le loro vaccinazioni, e inoltre i vaccini facevano parte del mio lavoro! Come poteva essere così dannoso qualcosa di così efficace? È stato in quel momento che ho iniziato a scoraggiarmi. Dopo aver provato a imparare qualcosa in più sulle loro affermazioni, ho notato che tutti i siti web contenevano informazioni impressionanti, e avevano toni e argomentazioni simili a quelli che mi avevano spaventato sul vaccino per l’H1N1. Scavai a fondo nelle loro fonti e notai che provenivano sempre da pubblicazioni e ricercatori sospetti. Un geologo esperto di rocce poteva essere qualificato per parlare dello sviluppo di un bambino? Un medico discreditato e senza abilitazione poteva avere accesso a informazioni mediche segrete? E poteva una pagina Facebook chiamarsi “Nurses who don’t vaccinate” (“Infermiere che non vaccinano”)? Fu quest’ultima a catturare la mia attenzione. “Nurses who don’t vaccinate” era contraria ai vaccini: accusava le infermiere di essere parte di una cospirazione per fare del male ai pazienti, e diffondeva informazioni e raccomandazioni mediche pericolose.
Cercai allora un antidoto, una pagina Facebook gestita da infermieri che sostenesse la vaccinazione, e scoprii che non ne esisteva nemmeno una. C’era la pagina Facebook “Ana immunize”, ma non era aggiornata così frequentemente come “Infermiere che non vaccinano” e non stava in prima linea a sfatare i miti disseminati dagli anti-vaccinatori. Questo fu il momento in cui decisi di tirarmi su le maniche e affrontare la questione: creai la pagina Facebook “Nurses who vaccinate” (“Infermiere che vaccinano”). Il piano era di fornire ai visitatori informazioni aggiornate e scientifiche sulla vaccinazione e i suoi benefici. La pagina era strutturata in modo segnalare occasioni di formazione sul tema, promuovere i programmi vaccinali e iniziative come l’Orange noses day. Dopo aver creato la pagina, avviai il blog “Infermiere che vaccinano blogspot” e aprii l’account Twitter “Nurses who vax”. L’ho fatto per avere accesso alle diverse piattaforme dei social media, specie dopo essermi resa conto di quanto la disinformazione fosse diffusa e disponibile su internet.
Usavo Nurses who vaccinate per rispondere ai forum di genitori che presentavano informazioni scorrette sui vaccini. Col tempo le mie iniziative su internet attrassero l’attenzione del The Wall Street Journal, che mi ha citato in una storia sul proteggere i bimbi dalla pertosse, un’infezione batterica altamente contagiosa del sistema respiratorio superiore.
Proprio per i miei sforzi, fui invitata a partecipare e collaborare con altre organizzazioni pro-vaccinazione. Queste includevano Every child by two’s "Vaccinate your baby” e “Shot of prevention”; entrambe sono grandissime fonti per l’informazione sui vaccini e una voce di riferimento nei social media per la promozione della vaccinazione. È stato proprio tramite “Every child by two’s” che sono stata introdotta in Shot@Life, un movimento che protegge i bambini in tutto il mondo, fornendo vaccini salva-vita dove più sono necessari. Nel 2013 sono stata nominata Campionessa di Shot@Life, un ruolo che sono stata orgogliosa di assumere. Subito dopo mi sono ritrovata al Congresso con i miei compagni Global health champions (Campioni della salute globale) a promuovere l’accesso continuato ai vaccini nei dei Paesi del Terzo mondo.
Una delle mie organizzazioni preferite, e di cui sono orgogliosa di far parte, è Voices for vaccines (”Voci per i vaccini”): è guidata dai genitori e supportata da scienziati, dottori e personale sanitario. Fornisce ai genitori un’informazione chiara, e basata su prove scientifiche, sui vaccini e le malattie prevenibili con le vaccinazioni. È anche un forum e un’opportunità di prendere parte alla discussione nazionale sull’importanza della vaccinazione fatta al momento opportuno. Io partecipo al Comitato consultivo dei genitori, e aiuto a trovare strumenti di facile uso per educare le famiglie e le comunità sull’importanza di vaccinare genitori e bambini.
Mentre l’originale “Nurses who don’t vaccinate” non esiste più, c’è una pagina Facebook di recente creata chiamata “Nurses against mandatory vaccine” (“Infermiere contro le vaccinazioni obbligatorie”). In maniera molto simile alla pagina che l’ha preceduta, condivide articoli ingannevoli, che diffondono bugie e disinformazione sui vaccini, e sminuisce la pericolosità delle malattie infettive da cui i vaccini proteggono. Questa pagina ha accumulato un largo seguito, e sfortunatamente permette al gruppo di diffondere la disinformazione a un pubblico sempre maggiore. La sua esistenza conferma la necessità che professionisti della salute e infermieri si sollevino, si facciano sentire e agiscano. Incontrare infermieri poco formati, che rinnegano la scienza che sta dietro ai vaccini, mi aiuta a ricordare il continuo biosogno di un sito come Nurses who vaccinate.
Sono abbastanza orgogliosa del progresso che Nurses who vaccinate ha fatto. Da poco siamo diventati un’organizzazione che si sostiene su soci iscritti, e abbiamo grandi progetti per quest’anno. I vaccini sono veramente salva-vita, e rappresentano la migliore difesa contro malattie come il morbillo o la pertosse. Solamente quest’anno i vaccini eviteranno 33 mila morti e 14 milioni di contagi. Ma se le organizzazioni di anti-vaccinatori e pseudoscientifiche sono le uniche a parlare di vaccini, creeranno un pubblico che li ascolterà, diventando diffidente nei confronti dei vaccini, fino ad astenersi dalle vaccinazioni. Come professionisti della sanità, siamo ambasciatori dei vaccini e dobbiamo continuare a fare la nostra parte nell’educare e nel promuovere i vaccini. Che sia su una pagina Facebook, su un campo da gioco, o durante una cena in famiglia, l’educazione sanitaria e la prevenzione delle malattie è un lavoro ventiquattr’ore su ventiquattro per tutti noi.