#iovaccino: mamme contro la #disinformazione

Alice Pignatti è tra le ideatrici della campagna di mobilitazione social #iovaccino no alla #disinformazione. Tutto parte quando la figlia si ammala di una malattia "debellata"...

La mia bambina è sempre venuta con me all'asilo del suo fratello maggiore, la mattina e il pomeriggio. Aveva un mese quando ha iniziato a tossire.

La mia pediatra era in vacanza, e la sostituta pensò che potesse essere un banale raffreddore (anche se un po' strano nel mese di giugno). E così, siamo andati tutti a Bellaria, per respirare l'aria del mare a orari improbabili. Subito dopo ho iniziato anche io, e a seguire mia madre. Ma la sua tosse era diversa e non sembrava proprio un banale raffreddore: non aveva muco e l'attacco di tosse era prolungato; inspirava "ululando" e soprattutto durante l'attacco smetteva di respirare diventando cianotica.

Quando la nostra pediatra è rientrata e ci ha parlato di pertosse la nostra reazione è stata un mix di stupore e preoccupazione.

Ma come, dove può averla presa? E non erano forse queste le famose "malattie debellate"?

E che rabbia, a pensare che avevamo la chiamata per il primo vaccino per la settimana successiva!

Lei ci ha pazientemente spiegato che non esistono malattie debellate. Esistono batteri che possono essere tenuti sotto controllo nella loro proliferazione attraverso la copertura vaccinale, e che quando essa cala aumenta proporzionalmente la possibilità di contrarre malattie. E così, il ragionamento tanto diffuso per cui "tu fai le tue scelte che io faccio le mie" (o anche "tu vaccina e stai tranquillo, che ti cambia se il mio non è vaccinato?") perde completamente ogni fondamento logico e responsabile: perché la tua scelta si riversa soprattutto su quei soggetti che non possono essere vaccinati (neonati, bambini immunodepressi, adulti che per svariate ragioni non possono essere vaccinati, anziani ecc.). Una scelta personale diventa quindi anche una scelta collettiva.

Tornando alla mia storia, la mia bambina la sera stessa è stata ricoverata in pediatria, dove ci hanno subito comunicato che per la pertosse non esiste alcuna cura, ad eccezione dell'attesa. L'antibiotico che viene somministrato evita solo il proliferare dell'infezione in altri soggetti. La terapia non esiste; si controlla la saturazione e si assiste il neonato mentre tossisce, offrendo ossigenoterapia in caso di crisi respiratorie importanti.

La malattia ha tre fasi, e può durare fino a 12 settimane. Dopo sei giorni circa eravamo a casa; ho dormito per un mese sul divano in posizione seduta per tenere lei in verticale perché non appena la stendevo le veniva la tosse, e da sdraiata non riusciva a gestire l'attacco.

La mia bambina ora ha 5 mesi; ancora oggi tossisce e fatica a riprendersi. I mali di stagione come un banale raffreddore diventano per lei bronchiti o comunque episodi più importanti. Nel corso di questi mesi ha faticato a seguire uno sviluppo di crescita importante, perché essere allattati quando non si respira bene non è il massimo.

La pertosse è estremamente infettiva. Durante la prima settimana di tosse (prima della diagnosi) ho incontrato nel giardino di casa mia una cara amica che aveva partorito da circa 10 giorni. Tre settimane dopo anche il suo bambino si é ammalato ed è stato ricoverato in pediatria.

Penso e immagino che qualsiasi genitore, che abbia o meno avuto esperienze ospedaliere con bambini molto piccoli, possa capire quale terribile dolore e rabbia si possa provare davanti a eventi di questo calibro. Vi sfido a visionare il video su YouTube e superare il 20simo secondo senza sentire un groppone in gola.

Non credete quando vi dicono che queste sono malattie impossibili da prendere; non credete che i vostri figli siano al sicuro perché convinti che queste cose accadano sempre agli altri; non lasciatevi trascinare in questo buio neo Medioevo in cui dilagano teorie del complotto e terrorismi. I vaccini possono salvare la vita dei vostri bambini. Non esistono altre scelte eticamente e razionalmente fattibili. Io non sono un medico né un ricercatore, e pertanto vi invito a consultare chi lo è per davvero. Non ho interessi economici nel raccontarvi questa storia.

Sono solo una mamma, preoccupata per il dilagarsi una disinformazione/malinformazione incontrollata, che chiede al nostro Ministero della Salute di intervenire a favore di una politica vaccinale seria, che spazzi via i demoni del complottismo, e che sostenga con maggior forza le direttive dell'OMS e le grandi conquiste della ricerca scientifica internazionale. Queste richieste non sono a favore della discriminazione dei bambini non vaccinati, al contrario! Sono proprio a favore di una maggiore tutela dei soggetti più deboli.

Viviamo in un'epoca di integrazione in cui molto spesso si chiede rispetto per se stessi, ma ci si dimentica di cosa significhi offrire tale rispetto al nostro prossimo.


Alice Pignatti è nota al pubblico per essere l'ideatrice, insieme a Miriam Maurantonio, di una campagna di mobilitazione in favore delle vaccinazioni nei bambini. Lanciata da un gruppo di genitori iscritti alla pagina Facebook "Consigli da mamma a mamma", l'iniziativa è subito diventata virale sui social network. La campagna #iovaccino è stata appoggiata anche da VaccinarSì, arrivando a coinvolgere medici e altri professionisti sanitari. Punto di partenza del clamore mediatico delle ultime settimane, sono state le riflessioni di una madre, sorte quando sua figlia di pochi mesi si ammala di una malattia che credeva "debellata".