Rapida diffusione del morbillo in una comunità di non-vaccinati

Uno studio racconta come nasce un focolaio epidemico.

Negli Stati Uniti, il 2011 ha visto 220 casi di morbillo, il numero più alto dal 1996. Va precisato che in questa nazione il morbillo ha smesso di essere endemico: in altre parole, non ci sono più casi “locali”. Come si crea allora il contagio? Le epidemie sono provocate da persone che importano la malattia dall’estero, e la diffondono poi tra quanti non sono immuni.

Nel marzo 2011, nel Minnesota, viene diagnosticato il morbillo a un bambino di nove mesi, residente in un ricovero per senzatetto; non ci sono però stati viaggi all’estero che giustifichino la malattia. Ulteriori indagini hanno identificato la fonte del contagio: un cittadino statunitense, di origine somala, non vaccinato, che ha preso il virus in Kenya. E nel Minnesota c’è appunto la più grande comunità statunitense di somali-americani, comunità che negli ultimi anni ha mostrato una criticità: bassi livelli di vaccinazione.

In seguito, tra gli ospiti del ricovero per senzatetto si sono verificati 21 casi di morbillo. Punto di partenza, appunto, il bambino di 30 mesi, rientrato negli Stati Uniti nel febbraio 2011. La malattia è comparsa dieci giorni dopo, ma nonostante i sintomi tipici viene diagnosticata per errore un’otite media con bronchiolite. Nel frattempo, vengono contagiati altri tre bambini, che frequentavano lo stesso centro diurno (tra cui il primo caso identificato), e un familiare. Seguono altri 7 casi, in ambienti diversi.

Alla fine, il bilancio totale è di 21 casi, di cui 19 bambini, e due adulti (età media 12 mesi). I due terzi degli ammalati sono stati ricoverati per disidratazione (da diarrea o vomito) e complicazioni respiratorie. Gli autori sottolineano a questo punto come «il morbillo sia un’infezione severa anche in un Paese sviluppato». Tra gli ammalati, otto appartengono alla comunità somala.

Complessivamente, tre casi su quattro non erano vaccinati. Sette erano ancora troppo piccoli per ricevere la vaccinazione di routine. Ma per gli altri sette (membri della comunità somala), la vaccinazione non è stata eseguita per la convinzione, da parte dei genitori, che il vaccino Mpr causasse l’autismo.

Nella comunità somala del Minnesota, la disinformazione ha fatto crollare la copertura vaccinale dal 91 per cento del 2004 al 54 per cento del 2010. Questo basso livello, e la successiva esposizione al virus tra soggetti suscettibili (come gli ospiti del ricovero per senzatetto), ha alimentato la diffusione della malattia. Ulteriore fattore di rischio: i periodici viaggi che i membri della comunità fanno verso l’Africa, per incontrare amici e parenti.

Il calo di adesione alle vaccinazioni ha però anche una motivazione sociale: nella comunità somala, negli ultimi anni, si sono verificati diversi casi di autismo, che hanno alimentato una diffusa preoccupazione. Ha probabilmente dato il suo contributo Wakefield, inventore del collegamento tra Mpr e autismo (ripetutamente smentito dalla comunità scientifica): Wakefield avrebbe infatti incontrato i genitori dei bambini autistici di questa comunità tre volte da dicembre 2010 a marzo 2011, e si sarebbe presentato nuovamente durante il focolaio. Intervistati in merito, i genitori della comunità hanno ammesso di avere più paura dell’autismo che del morbillo.

MC/AF

Fonti / Bibliografia

Pediatrics, 2014 - An outbreak of measles in an undervaccinated community