​Cosa succede quest’anno al virus dell’influenza...

Il vaccino rimane valido nonostante la mutazione. C’è tempo fino a fine anno per proteggersi.


Secondo il Cdc (Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) statunitense, la stagione influenzale 2014-15 (quella in corso) potrebbe essere particolarmente impegnativa. E infatti negli Usa si invita a continuare le vaccinazioni.

Perché? In un comunicato del 4 dicembre, il Cdc spiega che quest’anno il tipo di virus più diffuso è il virus influenzale A H3N2, uno dei più “cattivi” in termini di malattie, ricoveri e decessi. Il giudizio di merito viene da un confronto con altre stagioni influenzali dell’ultimo decennio (2012-13, 2007-08, 2003-04): le tre con il più alto numero di morti sono state tutte dominate dal suddetto virus.

Ma c’è un’altra questione in ballo: al momento, negli Stati Uniti, in circa la metà dei malati infettati da H3N2 si è visto (con esami di laboratorio) che il virus non è esattamente quello che ci si aspettava, ma una versione mutata (ovviamente, questo significa che l’altra metà si sono presi i virus non mutati, contenuti nel vaccino).

Apriamo dunque una parentesi su come funzionano le mutazioni. I virus hanno questa incredibile capacità di modificarsi, alcuni più rapidamente di altri. Del virus dell’influenza esistono tre tipi: A, B, C. Ora, ci interessa in particolare quello che succede al virus A. Questo virus lo classifichiamo in base a due “pezzi” che stanno sulla sua superficie: due proteine chiamate emoagglutinina (HA) e neuramminidasi (NA). Immaginiamo un virus A che se ne va in giro con un cappello e una sciarpa. Il virus H3N2 ha il cappello di colore n. 3 (H, emoagluttinina) e la sciarpa di colore n. 2 (N, neuroamminidasi). Il virus della famosa “influenza suina” di qualche anno fa era l’H1N1 (cappello di colore 1, sciarpa di colore 1). Sempre dello stesso virus si tratta (virus A), solo si “veste” con colori diversi.

Colori diversi, ma forma uguale. Questo permette la "protezione incrociata" (vedi oltre)

Certo, per noi non si tratta di una banale questione di “moda” o di “stile”. Col vaccino antinfluenzale noi insegniamo al sistema immunitario a bloccare i virus, dandogli indicazioni sul modo in cui sono “vestiti”: una sorta di identikit del ricercato. «Se vedi un tizio con una sciarpa così, e un cappello cosà, non lasciarlo circolare nell’organismo, grazie!».

Queste modificazioni si chiamano, in gergo tecnico, “deriva antigenica” (antigenic shift. L'antigene è quel pezzo che sta in superficie, e che viene usato dal sistema immunitario per distinguere i buoni dai cattivi). Si verificano soprattutto per i virus di tipo A. Infatti, è per questo motivo ogni anno c’è la possibilità che il virus influenzale sia diverso da quello dell’anno precedente: è mutato, è cambiato. S’è rifatto il guardaroba (beato lui che può).

Certo, più i virus sono lasciati liberi di circolare, più è facile che moltiplicandosi vadano incontro a una mutazione. Ed è anche per questo che esistono le vaccinazioni: bloccando il contagio, impediscono i cambiamenti, che a volte possono essere disastrosi.

Ora, però, non è che ogni anno aspettiamo di vedere la sfilata del virus, per capire come sarà vestito e fare il vaccino “su misura”. Il vaccino viene preparato mesi prima. La composizione è decisa sulla base di vari criteri, tra cui la necessità di proteggersi dai virus più “impegnativi”, ovvero quelli che danno una malattia con sintomi più gravi, ma anche quelli che con una certa probabilità circoleranno di più nei nostri Paesi. Il vaccino è stato predisposto a febbraio, secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che vi avevamo già segnalato, e protegge contro due tipi di virus A (H1N1 e H3N2) e uno di tipo B. Le prime versioni mutate di H3N2 sono state identificate solo a marzo, in pochi campioni. In Europa, a luglio 2014, erano stati trovati solo 3 virus H3N2 non riferibili a quelli del vaccino.

Quando si predispone un vaccino, quindi, si fa un ragionamento in termini di probabilità, basandosi anche sui virus più diffusi nella stagione influenzale precedente. Si prova a “predire il futuro”, usando il passato. La sfera di cristallo, purtroppo, ancora non è in dotazione.

Il problema è che il vaccino, una volta prodotto, non può più modificarsi da solo. Il vaccino non muta, il virus sì. E il virus, in questo, se la cava proprio niente male.

Può quindi capitare, come ha segnalato il Cdc, che negli Stati Uniti circoli un virus A H3N2 diverso da quello contenuto nel vaccino. Ma questo significa che il vaccino è inutile? Chiariamoci…

  1. anche se c’è un virus mutato che circola, il vaccino continua a essere protettivo contro gli altri virus per cui è stato preparato, e che continuano a girare. Compreso, dunque, il virus A H3N2 non mutato. Non è che il virus mutato appena arrivato abbia fatto fuori la concorrenza: le altre versioni ci sono ancora, danno battaglia e malattia, e quindi vale la pena di proteggersi. Anzi, a essere precisi: al momento (50a settimana) negli Usa solo tre virus su cinque sono mutati, gli altri sono proprio i virus presenti nel vaccino;
  2. il virus mutato non sfugge completamente al nostro controllo… Continuiamo col nostro esempio sartoriale: mettiamo che la versione non mutata (per cui esiste il vaccino) abbia la sciarpa rossa, e quella mutata abbia la sciarpa rossa coi pallini bianchi. Il sistema immunitario non è idiota: se noi gli insegniamo a fermare i tizi con la sciarpa rossa, e si trovano davanti un tizio con la sciarpa rossa un po’ diversa, in alcuni casi si lascia ingannare, in altri casi no. Esiste un meccanismo chiamato “protezione incrociata”, per cui il sistema immunitario può rispondere contro tutte le varianti simili, anche se non contenute nel vaccino. E infatti il Cdc ci ricorda: anche nella stagione 2007-08 circolava di più un virus H3N2 mutato, ma il vaccino non ha avuto un’efficacia pari a zero. L'efficacia globale è stata del 37 per cento, contro il solo H3N2 del 42 per cento. Come a dire che il vaccino, comunque, su dieci persone ha impedito che quattro si ammalassero. Comunque, può aiutare ad accorciare la durata o a diminuire i sintomi della malattia. Sul comunicato del Cdc è scritto in modo esplicito: «A seconda della composizione, il vaccino protegge contro tre o quattro diversi virus influenzale. Anche durante una stagione in cui il vaccino è solo parzialmente protettivo contro un virus, può proteggere contro gli altri»;
  3. ma quindi, se va tutto bene, perché allarmarci dicendo che l’influenza quest’anno sarà più impegnativa? Calma, il Direttore del Cdc spiega infatti che: «È ancora presto per dire con sicurezza che sarà una stagione influenzale severa, ma gli Americani devono essere preparati». Insomma, quest’anno, oltre ai virus che ci aspettavamo, c’è pure quello mutato: dunque, fate attenzione, iniziate a proteggervi, ci potrebbero essere più casi del previsto. E questo perché, come detto, il vaccino funziona bene contro i virus noti, contro quello nuovo funzionerà di meno. Però, come protezione, è meglio di niente. Specie per quelle persone che sono anziane, o hanno già diverse altre malattie pesanti, per cui una banale influenza può essere un brutto colpo.

E in Italia? La mutazione del virus di cui abbiamo parlato è stata osservata negli Stati Uniti. Secondo l’Oms, H3N2 è onnipresente: è colpevole del 98 per cento dei casi internazionali. Secondo l’Ecdc (la versione europea del Cdc), anche nel nostro continente l’H3N2 domina la scena. Riguardo al suo “abbigliamento”, però, finora ci sono troppi pochi esami di laboratorio per dare una risposta definitiva. Al momento sembra però che: 1) il virus H1N1 che circola è proprio quello del vaccino; 2) il virus H3N2 è nei due terzi dei casi quello mutato; 3) sul virus B ancora non ci si può pronunciare, non sono stati esaminati abbastanza campioni.

In Italia, sui controlli eseguiti finora, H3N2 e H1N1 si giocano il podio di più diffuso, ma ancora non è stato detto se c’è quello con la famosa mutazione. Intanto, dall’8 al 14 dicembre sono stati stimati 97 mila casi di sindromi influenzali, circa 500 mila dalla metà di ottobre, quando è iniziata la sorveglianza. I numeri però non devono spaventare: fortunatamente, c’è ancora tempo per vaccinarsi…

MC/AF


Fonti / Bibliografia