Anziani poco informati sui vaccini: preoccupazione degli esperti

Da Dublino, un appello alle organizzazioni della società civile.

Si è svolto di recente a Dublino un congresso riguardante la salute nell’anziano, l’International association of gerontology and geriatrics European region congress. Si è trattato di un’occasione importante per fare il punto sul tema delle vaccinazioni nell’adulto, la cui importanza non sembra essere ben percepita a livello globale, né tra i lavoratori della sanità, né all’interno dell’opinione pubblica generale.

Nel proprio intervento Jane Barratt, segretario generale dell’International federation on ageing (Ifa), si è espressa con preoccupazione al riguardo: «Abbiamo bisogno di capire come proteggere i diritti degli anziani. La vaccinazione nell’adulto è un ambito che non ha avuto in passato l’attenzione che merita – e ha rilevato che – Finché non entrerà nelle agende delle organizzazioni della società civile, questo diritto non sarà protetto a sufficienza».

Le attuali coperture vaccinali non sono soddisfacenti. Secondo Barratt molti anziani addirittura ignorano l’esistenza di vaccinazioni utili per la loro fascia d’età, come ad esempio quelle contro l’influenza, lo zoster, lo pneumococco, che garantirebbero una vita attiva e in salute più a lungo. E ha snocciolato cifre impressionanti: «Se col vaccino influenzale raggiungessimo una copertura globale del 75 per cento ci risparmieremmo tre milioni e mezzo di casi d’influenza in tutto il mondo e novanta mila ricoveri ospedalieri. Eviteremmo cinquanta mila morti ogni anno». Anche sull’herpes zoster si può fare di più: «Circa una persona su quattro sopra i cinquant’anni sviluppa lo zoster. Nove su dieci malati provano dolore da moderato a severo e uno su cinque una forma di intenso dolore del nervo che può essere prolungata nel tempo e disturbare il sonno, con un grande impatto sulla qualità della vita». Infine la polmonite aumenta le possibilità di infarto e ictus negli anziani, ha notato Barratt: «Il rischio di avere un evento cardiovascolare è quattro volte più alto entro i trenta giorni dopo una polmonite e resta una volta e mezza più alto anche dopo un anno dalla guarigione».

Invertire la rotta non si prospetta un obiettivo semplice, e sarà tema di un nuovo appuntamento organizzato dall’Ifa e previsto nel giugno 2015. Per Barratt nel prossimo futuro si dovrà fare informazione, cercare testimonial che siano da esempio positivo, educare il personale sanitario nelle università, lavorare su più fronti per migliorare la consapevolezza che alcuni rischi sono prevenibili attraverso i vaccini anche negli anziani.

Stephen McMahon, amministratore delegato dell’Irish patients’ association e dell’International alliance of patients’ organizations (Iapo) ha fatto appello a tutte le altre parti in gioco, politica compresa, perché siano sensibili su questo tema: «Non è accettabile che l’avanzare dell’età porti con sé una riduzione dell’accesso ai diritti umani – e ha proseguito – Abbiamo un’immediata empatia per i bambini che vengono vaccinati perché non vogliamo che muoiano di malattie prevenibili, ma a qualsiasi età le persone sono a rischio per malattie per le quali esistono vaccini».

CB/AF

Fonti / Bibliografia

Vaccines Today – We are failing older people