La mascherina garantisce una protezione anche se nessun altro la indossa? Un articolo del New York Times affronta questo tema

Le mascherine funzionano in maniera ottimale se tutte le persone che si trovano in un ambiente chiuso le indossano, tuttavia si riscontra comunque un beneficio nell’indossarle anche se le persone attorno non seguono la stessa condotta

È notorio che le mascherine svolgano al meglio la loro funzione quando tutti i soggetti presenti all’interno di un ambiente le utilizzano. Questo perché, se un soggetto infetto indossa una mascherina, una grossa parte delle particelle esalate viene intrappolata, bloccando la diffusione virale. Le particelle infette che sfuggono vengono invece intercettate dalle mascherine che indossano gli altri soggetti.

Ci sono però diverse evidenze e studi laboratoristici che dimostrano come le mascherine possano fornire un certo grado di protezione a chi le indossa anche se i soggetti attorno a loro non le utilizzano. Chiaramente, il livello di protezione dipende da diversi fattori, come dal tipo di mascherina, dal materiale di cui è fatta e da come viene indossata (se correttamente adesa al volto o meno).

Un recente studio del CDC (Centers for Disease Control and Prevention) ha riscontrato come una mascherina chirurgica standard protegga chi la indossa da circa il 7,5% delle particelle che si producono da un accesso di tosse simulato. Utilizzando però il metodo del “knot and truck” (qui il video esplicativo: https://www.youtube.com/watch?v=GzTAZDsNBe0), per far aderire meglio la mascherina al volto, l’esposizione si riduce fino a circa il 65%. Coprendo invece la mascherina chirurgica con una mascherina di tessuto si riduce l’esposizione alle particelle dell’83%.

Altresì, uno studio della Virginia Tech ha mostrato come la maggior parte delle mascherine possano bloccare particelle di grandi dimensioni (come quelle che vengono espulse a seguito di uno starnuto); la protezione nei confronti delle particelle di piccole dimensioni scende tuttavia a valori prossimi allo 0 a seguito dell’utilizzo della sola visiera protettiva, mentre rimane a un 30% utilizzando la mascherina chirurgica. Lo studio conclude affermando che una mascherina in tessuto a due strati dotata anche di materiale filtrante (come una mascherina chirurgica) possa offrire una buona protezione, riducendo del 70% il passaggio delle particelle più penetranti e intrappolando più del 90% di particelle di grandi dimensioni.

Uno studio di Tokyo riporta alcuni dati sui gradi di protezione dei vari tipi di mascherine. Una semplice mascherina di cotone offre una protezione abbastanza esigua (dal 17 al 27%), mentre le mascherine chirurgiche offrono una protezione che va dal 47 al 50%. Le mascherine FFP2 e FFP3 offrono invece una protezione maggiore che risulta essere però dipendente da come vengono indossate: si passa da una protezione che va dal 57 all’86% per mascherine indossate in maniera non aderente sul naso fino a un range che va dal 79% al 90% per le mascherine correttamente aderenti al viso.

Chiaramente però, anche se gli studi di laboratorio dimostrano che la mascherina può proteggere comunque chi la indossi, la vera performance di queste ultime nella vita di tutti i giorni dipende da un grande numero di variabili, che comprendono, per esempio, il trovarsi in situazioni particolarmente a rischio e il tasso di infezione nella comunità. Come già ribadito, il tipo di mascherina influisce sul grado di protezione che quest’ultima è in grado di garantire. Infatti, gli studi di laboratorio mostrano come le mascherine mediche ad alto potere filtrante, come le FFP2 e le FFP3 siano più efficaci.

Nonostante comunque la vaccinazione sia la miglior protezione contro l’infezione da Sars-CoV-2, considerando anche la maggiore contagiosità della variante Delta, anche alle persone vaccinate è consigliato indossare mascherine con alto potere filtrante quando in luoghi chiusi non è possibile mantenere la distanza, quando non si è all’aperto o quando i soggetti attorno non indossano la mascherina.


Fonti / Bibliografia

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