Il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2012-2014 prevede che la vaccinazione anti-varicella dell’infanzia possa essere offerta dal 2015 a tutti i bambini italiani.

Dopo i positivi riscontri dei progetti "pilota" di vaccinazione universale, e i dati di sorveglianza rilevati nella Regione Piemonte da un sistema particolarmente attento, quale decisione prenderanno le Regioni italiane?

Sul nostro sito è stata da poco riportata la notizia sui 5.280 casi di varicella notificati nel 2013 in Piemonte, Regione particolarmente attenta alla sorveglianza delle malattie infettive.

Il dato colpisce per la numerosità, ed anche se il tasso di sotto-notifica (quanti casi ci sono davvero per ognuno che viene denunciato) è certamente più basso per il Piemonte rispetto ad altre Regioni, tuttavia i casi reali sono sicuramente molti di più. Ne è testimonianza il fatto che a Cuneo e provincia si raccolgono numeri più alti che nelle altre province semplicemente perché è stato adottato un sistema di sorveglianza più attivo e sensibile. Mediamente, in Italia è denunciato alle autorità sanitarie 1 caso di varicella ogni 5 che si verificano realmente. Supponendo che il Piemonte sia più virtuoso, e che tale tasso sia mediamente 3, vorrebbe comunque dire che nel 2013 si sono verificati almeno 15.000 casi di varicella.

La domanda si pone spontanea: dobbiamo fare qualcosa per prevenire una malattia così diffusa?
Dal momento che esistono vaccini monovalenti e quadri-valenti contro la varicella, entrambi dimostratisi molto efficaci nel ridurre sia i casi, sia le ospedalizzazioni dovute alla varicella, vogliamo ancora attendere molto a renderlo gratuito e attivamente offerto a tutti i bambini italiani?

Il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2012-2014 prevede che la vaccinazione anti-varicella dell’infanzia, già introdotta al 2012 in 8 Regioni ‘pilota’ (oggi sono 9), possa essere offerta dal 2015 a tutti i bambini italiani, dopo che siano disponibili i dati sull’esperienza di tali Regioni. Oggi quei dati sono pubblicati su una rivista internazionale e disponibili 1, e dimostrano in modo inequivocabile che, laddove la vaccinazione è stata applicata e offerta gratuitamente ormai da qualche anno, le coperture vaccinali hanno rapidamente raggiunto valori superiori all’80%, determinando un abbattimento molto rilevante non solo dei casi, ma anche dei ricoveri dovuti alla varicella. Infatti, non va dimenticato che nonostante la varicella sia considerata (a torto) una malattia sempre benigna, in realtà con numeri di casi come quelli riportati dal Piemonte, le complicanze (forme a impronta emorragica, sovrainfezione delle lesioni cutanee da batteri, polmoniti, cerebelliti, etc.) non sono assolutamente poche, e possono comportare le necessità di essere ospedalizzati. Tra il 2001 e il 2003 e tra il 2006 e il 2010 ci sono state inoltre in Italia 33 morti documentate da varicella (in media 4 all’anno) 2. Se ci preoccupiamo (e giustamente!) di salvare bambini e adulti affetti da malattie rare investendo notevoli risorse per ottenere tale risultato, possiamo tranquillamente tollerare complicanze, morti, ospedalizzazioni, costi per cure per una malattia tra le più diffuse, che comporta in aggiunta anche perdita di lavoro per i genitori che devono accudire i figli malati? La prevenzione della varicella in tutta Italia è una operazione facilmente realizzabile ad un costo assolutamente ragionevole per il servizio sanitario nazionale e, se si considerano i costi per la perdita di giornate lavorative, è addirittura un intervento che fa risparmiare l’intera società italiana 3.

Va inoltre sottolineato come le argomentazioni di chi ha spesso frenato sulla vaccinazione universale siano ormai prive di fondamento. Infatti:

  1. con coperture vaccinali superiori al 70% non è possibile avere in Italia alcun spostamento della malattia verso l’età adulta, quando sono più frequenti le complicanze 4. In realtà, il solo modo per non raggiungere complessivamente nel Paese il 70% almeno di copertura è proprio lasciare le cose come sono, cioè 8 Regioni che vaccinano ampiamente e 12 Regioni che non vaccinano quasi per nulla;
  2. non è vero che la vaccinazione contro la varicella ‘distragga’ da quella contro morbillo, parotite e rosolia: se si esaminano le coperture vaccinali per MPR nel 2013 (fonte: Ministero della Salute), ci si rende conto che non esiste alcun trend di maggiore copertura dove non si vaccina contro la varicella, anzi, a voler essere pignoli probabilmente è vero il contrario. In sostanza, i fattori che spiegano le diverse coperture per vaccino MPR nelle Regioni sono indipendenti dall’offerta del vaccino contro la varicella;
  3. quasi 20 anni di vaccinazione universale contro la varicella negli USA non confermano alcun aumento dei casi di Herpes zoster, come ipotizzato da alcuni matematici sulla base di soli modelli. Anzi, sappiamo che i vaccinati in futuro avranno molto meno probabilità di andare incontro allo zoster.

Il nostro auspicio è quindi che non si provochino ancora inutili sofferenze, complicazioni e qualche morto all'anno ritardando l’estensione della vaccinazione anti-varicella a tutti i bambini italiani.