Alcune considerazioni sull' intervento di Pier Luigi Lopalco "Niente asilo senza vaccino. Sono guelfo o ghibellino ? "

Grafico n.1 : Regione Veneto. Andamento per coorte semestrale .Semestri 2008-2016 delle coperture vaccinali per poliomielite (1a dose) a 3-6 mesi dallanascita; e coperture vaccinali a 24 mesi ( 3a dose) per le coorti complete 2008-2013.

Tabella n.1 : casi di morbillo notificati in Veneto, tasso di incidenza per 100.000 in Veneto e in Italia.

Concordo che l'aspetto principale che dobbiamo valutare è il trend di adesione all'offerta vaccinale e non le stime puntuali di breve periodo. E', infatti, proprio su questo aspetto che i numeri ci dicono cose diverse rispetto alla discussione in atto.

I dati prodotti dal Ministero, e riportati da Pieluigi nell'articolo nelle figure 1 e 2, sono dati di coorte annuale rilevati a 24 mesi di età il che vale a dire che gli ultimi dati sono riferiti alla coorte di nascita del 2013.

Per fortuna il reale corre veloce e così se si osserva il grafico seguente ([1]) esteso fino al primo semestre 2016 si può vedere come le cose, rispetto al 2013, sono cambiate (almeno in Veneto) sensibilmente.

Se si confronta il trend del grafico sovrastante con quelli dell'articolo di Lopalco si può notare che il trend nazionale e quello della nostra regione sono entrambi in discesa fino alla fine del 2013 dopo di che, ad iniziare dal 2014 inizia una robusta ripresa che , per altro, non "raccoglie" ancora l'incremento che sta derivando dalla (incongrua) agitazione dovuta all'allarme meningite.

E' interessante verificare , a proposito di quest'ultimo punto , che, in Veneto, nel primo semestre del 2009 , la comparsa di un'epidemia di meningite in provincia di Treviso , abbia già avuto come effetto di trascinamento l'incremento della copertura anche del vaccino contro la polio e delle altre vaccinazioni proposte. Credo che questo effetto di trascinamento si verificherà ampiamente anche con le coperture del secondo semestre 2016 ed almeno con il primo semestre 2017.

Va, infine, tenuto conto di un altro "artefatto" tecnico della raccolta di dati nazionale che mantiene artificiosamente bassi i tassi di copertura nelle statistiche ufficiali.

Le coperture delle singole coorti di nascita vengono infatti "fotografate" ad intervallo fisso (24 mesi) il che non consente di cogliere le vaccinazioni di tutti quei soggetti della coorte che si vaccinano in ritardo.

Per dare un'idea della dimensione di questa sottovalutazione riporto i dati relativi all'ULSS di Verona.

Su una popolazione di 471.887 residenti, 36 comuni e 4.129 nati nel 2015:

la copertura secondo il report ufficiale (sempre della coorte di nati nel 2013, verificata a 24 mesi di età) è del 92,7 % per la poliomielite e dell'88,9 % per il morbillo. (Fonte: Report sull'attività vaccinale dell'anno 2015. regione Veneto).

In realtà , la verifica (estrazione dati effettuata il 12\01\2017 dal nostro sistema informatico) di quale sia la copertura vaccinale per tutti i bambini nati dal primo gennaio 2002 al 31 dicembre 2016 (vale a dire una coorte di 56.330 bambini che costituiscono l'effettivo "gregge" da tutelare contro la circolazione delle malattie contagiose) evidenzia :

- per la polio (tre dosi): il 95,23 %

- per il morbillo (una dose): il 93,37 %

Come si vede, con questi dati, parlare della presenza di una "seria minaccia, anche solo potenziale, per la salute pubblica " mi sembra scarsamente realistico.

Ritengo che i dati dell'intera regione (che al momento non ho a disposizione) non differiscano granchè dai dati dell'ULSS 20 dato che le verifiche di questo tipo effettuate in passato hanno dato questo tipo di risultato.

Trovo conforto in questa opinione dalla verifica dei dati regionali di incidenza del morbillo che non sarebbero così ridotti se la copertura vaccinale fosse realmente così esigua come indicato dalle statistiche ministeriali ([2]):

Ne consegue che dipingere la situazione del Veneto come pericolante ed ancor di più attribuire alla sospensione dell'obbligo il trend in diminuzione degli anni scorsi (come viene fatto quasi settimanalmente da organi di stampa nazionali) costituisce una scorrettezza tecnica di chi ha poca dimistichezza con i numeri o ha altri obiettivi in mente, come vedremo fra poco.

Il problema, quindi, ora, è capire se anche le altre regioni hanno un trend comparabile a quello che si sta verificando in Veneto (grafico n.1) in modo da evitare di attivare una imbarazzante caccia ai buoi che, fuggiti dalla stalla, se ne sono tornati dentro incuranti dei contadini che li stanno cercando dove non sono più. Credo non dovrebbe essere difficile per il Ministero e l'ISS effettuare un rilievo simile nelle altre regioni.

Tornando al contributo di Lopalco , ritengo che oltre ai due limiti della scelta della Regione Emilia Romagna che lui elenca ve ne sia un terzo , forse il più pesante.

Si tratta infatti di una scelta strategica , di lungo termine, che renderà per quel servizio sanitario regionale e per quegli operatori ancora più difficile e complicato il dialogo con la parte di popolazione che non si fida più di quello che racconta la sanità pubblica. Questo atteggiamento, diffuso su ogni tema, nasce da un contesto generale in cui ogni autorità si è "liquefatta" e nessun riferimento è considerato autorevole.

Temo che , in questo contesto, sia difficile indurre con la coercizione ciò che non si è riusciti a fare con la convinzione e che se qualche risultato con questa strada coercitiva si potrà raggiungere il costo che si dovrà pagare in termini di consenso sarà molto salato.

Un ultimo riferimento a quanto Lopalco dice (con il garbo che gli invidio e che proprio non mi riesce di imitare) dei guelfi e ghibellini.

Condivido appieno la sua preoccupazione perchè mi pare evidente che la discussione su obbligo sì\obbligo no sottenda in realtà uno scontro tutto politico su quale sia il livello di autonomia che in sanità è opportuno attribuire alle regioni.

A torto la sospensione dell'obbligo è stato assunto da un vasto e composito schieramento nazionale come emblema delle scelte erronee che una regione autonoma può assumere. C'era solo l'imbarazzo della scelta, in realtà, per documentare che la regionalizzazione della sanità ha prodotto, anche, guasti profondi ed è perfino ingenuo che, per questa operazione, si sia scelto un bersaglio sbagliato come la sospensione dell'obbligo che si scontra contro i numeri .

Ma come è noto, quando entra in campo la politica anche i fatti rischiano di essere sommersi dal clamore anche se, poi, hanno la fastidiosa tendenza a riemergere.