Epatite A

L'epatite A è una forma di epatite (infiammazione del fegato) causata dal Virus dell’Epatite A (Human Hepatitis A Virus, HAV). L’infezione si manifesta sempre in forma acuta, nella maggior parte dei casi si risolve completamente ma raramente si può verificare una forma fulminante, potenzialmente letale. La malattia può essere prevenuta con un vaccino a due dosi.

Epidemiologia

Gli esseri umani sono l'unico serbatoio noto del virus. Ciò vuol dire che l’uomo è l’unico ospite in cui il virus vive e si replica.

Secondo le ultime stime dell'Istituto di Misurazioni e Valutazioni Sanitarie (Institute of Health Metrics and Evaluation, IHME) dell’Università di Washington, nel 2017 ci sono stati nel mondo quasi 1,5 milioni di casi di Epatite A.

Nel 2016, nell’Area Economica Europea sono stati quasi 12.500 i casi confermati di Epatite A, dei quali 523 in Italia.

La malattia è distribuita in modo molto eterogeneo nelle varie aree del mondo: si distinguono, infatti, aree ad elevata presenza di Epatite A, aree a presenza intermedia e aree a bassa presenza dell’infezione.

Tra le aree ad elevata presenza rientrano i Paesi a basso e medio reddito con scarse condizioni igienico-sanitarie. In questi Paesi il rischio di venire a contatto con il virus entro i 10 anni di vita può anche raggiungere il 90%. Ciò conferisce immunità nei confronti del virus alla maggior parte della popolazione. I Paesi con bassi livelli di infezione, invece, sono Paesi ad alto reddito con buone condizioni igienico sanitarie. In queste aree il rischio di entrare in contatto con il virus è decisamente più basso ma non assente, soprattutto tra gli adolescenti e gli adulti appartenenti ai gruppi ad alto rischio come, ad esempio, le persone che fanno uso di droghe iniettive.

  

In Italia, la casistica relativa alle epatiti virali acute da HAV è raccolta e monitorata dal Sistema Epidemiologico Integrato delle Epatiti Virali Acute (SEIEVA), coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS). Nel corso del 2021 il sistema ha ricevuto 126 notifiche di casi di Epatite A, provenienti principalmente da parte di Regioni del Centro-Nord, registrando un lieve incremento dell’incidenza (0,25/100.000) rispetto all’anno precedente (0,19/100.000). Tuttavia l’andamento complessivo si conferma in calo dopo l’epidemia del 2017-2018.

 

Vie di Trasmissione

Il virus si trasmette per via oro-fecale (quando una persona ingerisce cibo o acqua che sono stati contaminati dalle feci di una persona infetta) o tramite contatto stretto. 

Negli ultimi anni l’epatite A è tornata ad avere una trasmissione principalmente alimentare, causata in gran parte dal consumo di molluschi crudi o poco cotti (41,4%) e di frutti di bosco surgelati (23,7%). Mentre la trasmissione interumana, attraverso contatti con casi accertati o per via sessuale, negli ultimi due anni ha subito un netto calo. Il rischio legato ai viaggi in zone endemiche, sebbene oscillante, rimane molto considerevole (16,7%).

Il virus ha un periodo di incubazione medio di 28-30 giorni ma il massimo dell’infettività viene raggiunto nella seconda metà del periodo, infatti viene eliminato con le feci sia prima che dopo la comparsa dei sintomi. 

 

Sintomi e complicanze

La patologia spesso si presenta in forma asintomatica o lieve, in particolare nei bambini al di sotto dei 5 anni. Negli adulti l’esordio della malattia è spesso repentino, con febbre, malessere e dolore addominale. L’ittero (ingiallimento della pelle e della parte bianca degli occhi detta sclera) è il segno principale della patologia. In circa il 15% dei casi si può sviluppare una forma di epatite recidivante (che si ripresenta dopo un intervallo di tempo più o meno lungo) che si prolunga in questo modo fino ad un anno.

Non sono noti casi di infezione cronica da HAV (che persiste per tutta la vita) e l’immunità che si ottiene con l’infezione dura tutta la vita.

La malattia è letale in una piccolissima percentuale di casi (0,1% - 0,3%) che può arrivare fino all’1,8% negli adulti sopra i 50 anni.


Prevenzione

La prevenzione dell’Epatite A può essere messa in atto tramite diverse modalità, che andrebbero portate avanti in modo parallelo:

  • adeguata fornitura di acqua potabile

  • appropriato smaltimento delle acque di scarico

  • controllo della coltivazione e della commercializzazione dei frutti di mare

  • pratiche di igiene personale come il lavaggio regolare delle mani prima dei pasti e della manipolazione del cibo e dopo l’utilizzo dei servizi igienici

  • prudenza nell'ingerire alimenti o acqua potenzialmente contaminati, soprattutto e in misura maggiore nelle aree considerate più a rischio (lavare i cibi crudi con acqua non contaminata, bere acqua solo da fonti sicure, non consumare molluschi crudi, cuocere i frutti di bosco congelati, lavare e sbucciare la frutta, ecc.)

  • immunizzazione degli individui e delle popolazioni a maggior rischio.

La vaccinazione è molto efficace ed è raccomandata nei seguenti casi:

  • residenti in aree in cui l’epatite A è endemica

  • viaggiatori che si recano in aree in cui l’epatite è endemica

  • soggetti a rischio (soggetti affetti da malattie epatiche croniche, persone affette da coagulopatie tali da richiedere terapia a lungo termine con derivati di natura ematica, persone che fanno uso di sostanze per via iniettiva, coloro che lavorano in ambienti a contatto con il virus, ecc.)

In Italia sono disponibili diversi tipi di vaccini contro l’epatite A, anche in associazione al vaccino contro l’epatite B.

Inoltre, in caso di esposizione al rischio di infezione, può essere effettuato un trattamento con immunoglobuline (entro due settimane dall’esposizione), al fine di prevenire o attenuare la malattia. Le immunoglobuline possono essere somministrate anche in gravidanza e l’allattamento e permettono una rapida immunizzazione, mentre il vaccino richiede dalle 2 alle 3 settimane per fornire la protezione desiderata.

Tuttavia, mentre il vaccino assicura un’immunità duratura (almeno 20 anni nella maggior parte delle persone), l'effetto delle immunoglobuline esogene si esaurisce nell'arco di pochi mesi.

Per ulteriori informazioni sui vaccini consultare l’apposita sezione.


Terapia

Non esiste una terapia specifica anti-virale contro l'HAV. La terapia è dunque esclusivamente di supporto, al fine di controllare i sintomi e gli squilibri derivanti da un'eventuale disfunzione epatica significativa. Nella rara evenienza di un'epatite fulminante, può essere necessario ricorrere al trapianto di fegato.


Gravidanza

Nelle donne in gravidanza l'Epatite Acuta da HAV potrebbe essere associata ad aumentato rischio di parto pre-termine e complicanze gestazionali, ma i dati in merito ad oggi sono scarsi.


Fonti / Bibliografia