Rabbia

La rabbia è una zoonosi (malattie che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente dagli animali all’uomo) causata da un virus (Rabies lyssavirus) della famiglia dei Rhabdoviridae. Quando colpisce l’uomo causa un’encefalite particolarmente grave e, una volta comparsi i sintomi, la prognosi è infausta; per questo motivo, in tutti i casi dubbi è necessario prendere i provvedimenti necessari ad evitare l’insorgere della patologia.

Epidemiologia

La rabbia causa annualmente oltre 55.000 morti umane nel mondo, soprattutto in Sudamerica, Africa e Asia, dove è molto diffusa la rabbia canina.

Nel 2013 l'Italia è stata dichiarata indenne dalla rabbia, infatti, l'ultimo caso registrato risale a febbraio 2011. In seguito ad un’epidemia verificatasi tra il 2008 e il 2011 nelle regioni del nord-est italiano, probabilmente collegata ad animali infetti provenienti da Slovenia e Croazia, sono state messe in atto numerose campagne di vaccinazione delle volpi che hanno permesso di eliminare la malattia dal territorio.

Vie di trasmissione

Il virus è contenuto nella saliva di un animale affetto da rabbia e viene introdotto nella cute attraverso il morso o, molto più raramente, attraverso una abrasione recente della cute. La diffusione per via aerea è stata dimostrata nelle caverne ove vivono numerosissimi pipistrelli.

Il virus, dopo aver infettato il sistema nervoso di animali selvatici e domestici, è presente nella saliva dell’animale malato ancor prima della comparsa dei sintomi e si può trasmettere attraverso il morso o il contatto della saliva dell’animale infetto con le mucose. Il periodo d’incubazione è molto variabile da 2 settimane a un anno, in relazione alla specie colpita, al punto di inoculazione e alla quantità di virus inoculato.

La presenza e la diffusione della rabbia in Europa è legata in particolare alla volpe, ma sono coinvolti in minor misura anche altri animali selvatici (tassi, faine, erbivori selvatici). Quando gli animali sono colpiti dalla malattia modificano il loro comportamento; l’animale selvatico perde la naturale diffidenza verso l’uomo, gli animali domestici possono diventare aggressivi, con disturbi nella deambulazione, paralisi ed infine morte.

Segni, sintomi e complicanze

Il periodo di incubazione della malattia è solitamente di 2-3 mesi ma può variare da una settimana fino ad un anno, a seconda del punto d’ingresso del virus e della carica virale (quantità di particelle virali presenti all'interno dell'organismo infettato).

La sintomatologia è caratterizzata, in una prima fase, da sintomi generici e poco specifici come la febbre, associata a dolore, formicolio e sensazione di bruciore in corrispondenza della ferita. Successivamente la malattia può evolvere in due diverse forme:

  • la forma furiosa (75% dei casi), caratterizzata da iperattività, perdita del senso dell’orientamento, idrofobia (paura dell’acqua) e talvolta aerofobia (paura delle correnti e degli spostamenti d'aria), che porta a morte dopo pochi giorni per arresto cardio-circolatorio;
  • la forma paralitica (25% dei casi), caratterizzata da un decorso più lungo della forma furiosa, durante il quale i muscoli si paralizzano progressivamente, a partire dal sito d'ingresso del virus, fino ad arrivare alla morte dopo un periodo di coma.

Prevenzione

Nell’uomo, la prevenzione si basa sulla vaccinazione preventiva per chi svolge professioni a rischio, come veterinari e guardie forestali, nonché sulla profilassi post-esposizione (misure preventive messe in atto in seguito alla presunta esposizione a un agente infettante) tramite vaccino e/o anticorpi anti-rabbia, da eseguire in caso di interazione con un animale sospetto, il quale dovrà essere posto sotto osservazione per 10 giorni. Nell’ambito della profilassi post-esposizione la prima misura da mettere sempre in campo consiste in un immediato e accurato lavaggio della ferita con acqua e sapone, altri detergenti, tintura o soluzione acquosa di iodio.

Per quanto riguarda la prevenzione negli animali, invece, sono importanti la vaccinazione degli animali domestici, la lotta al randagismo, l’attuazione di provvedimenti coercitivi (cattura ed eventuale abbattimento). Inoltre, negli ultimi anni, è stata introdotta in Europa la vaccinazione dei carnivori selvatici, in particolare delle volpi, con un forte calo della diffusione della malattia.

Particolare cura dovrebbe essere posta nell’osservare cambi di comportamento o fenomeni aggressivi in animali normalmente mansueti che potrebbero indicare un’infezione in atto.

Terapia

Il trattamento, una volta che la malattia si è instaurata, è esclusivamente di supporto.

Gravidanza

Non ci sono controindicazioni all’esecuzione della profilassi post-esposizione durante la gravidanza.

Fonti / Bibliografia