Obbligo vaccinale: la discussione sull'obbligo delle certificazioni negli asili

Mi sembra che la discussione sulle vaccinazioni in corso nella nostra Società riguardi singoli aspetti, certamente importanti ma parziali rispetto alla tematica complessiva e soprattutto tali da trascurarne altri particolarmente imminenti come l’obbligo della certificazione vaccinale per l’ammissione agli asili nido decisa dalla Regione Emilia Romagna. La sanzioni disciplinari ai medici “che sconsigliano le vaccinazioni”, fatte salve eventuali nuove disposizioni normative in materia, sono già di competenza degli Ordini Professionali ai sensi degli artt. 15 e 55 del Codice di Deontologia Medica. Le vaccinazioni oggi obbligatorie sono già normate, in attesa del superamento della distinzione tra obbligatorie e raccomandate che sarebbe fondamentale per superare molti dei problemi attuali. Non mi pare necessario discutere nella nostra Società l’ovvia efficacia ed efficienza delle vaccinazioni per invocare la correttezza deontologica dei medici e la strategia vaccinale più adeguata per la prima infanzia e l’età scolastica. Quello che sarebbe necessario in questo momento è discutere come promuovere l’impegno delle Società scientifiche e dei medici nei riguardi delle istituzioni e delle comunità per proporre nuove strategie finalizzate al “consenso informato”, presupposto di ogni corretto rapporto tra esperti della salute e cittadini. Si veda a questo proposito la bella lettera inviata al nostro Presidente il 25 luglio scorso dalla Collega Giuliana Marinelli. Il deterrente che intende imporre la Regione Emilia Romagna, con il rischio venga deciso anche da altre Regioni, non è l’obbligo di alcune vaccinazioni già previsto dalle vigenti norme, ma quello della presentazione della certificazione senza la quale la prima infanzia non potrà accedere agli asili nido. Vaccinazione e certificazione non sono tra loro legate dalla stessa imposizione normativa; la prima (la vaccinazione) può non essere seguita dalla seconda (la certificazione), a meno che ciò non sia richiesto da particolari condizioni come l’obbligo imposto da certi Stati per accedervi o per motivazioni di ordine epidemiologico: in tali casi l’obbligo è sancito da precise norme vigenti negli Stati interessati. In Italia l’obbligo vaccinale è distinto da quello certificativo, tanto è vero che il DPR 26.1.1999 n. 355 recita: “Nel caso di mancata presentazione della certificazione o della dichiarazione sostitutiva il direttore della scuola o il capo dell’istituto comunica il fatto entro 5 giorni per gli opportuni e tempestivi interventi all’ASL di appartenenza dell’alunno e al Ministero della Sanità. La mancata certificazione non comporta il rifiuto di ammissione dell’alunno alla scuola”. E’ quindi discutibile sul piano della legittimità la decisione della Regione Emilia Romagna, anche se trattasi di obbligo certificativo limitato agli asili nido che non si estende alla scuola dell’infanzia e dell’obbligo, senza una precisa disposizione normativa che modifichi il DPR n. 355/1999. Ma il mio parere contrario (certo di minoranza, visto che oltre il 70% dei Colleghi si é espresso a favore della decisione della Regione Emilia Romagna) e come da me motivato nella nota riportata da Igienisti on-line n. 24/2016, non è tanto dovuto al contrasto normativo (che comunque risulterebbe inammissibile alla luce della prossima Riforma Costituzionale nella parte che disciplina la ripartizione delle funzioni tra Stato e Regioni), quanto piuttosto per a) la discontinuità di una azione di prevenzione che inizia dalla prima infanzia per interrompersi nelle età successive e b) la rinuncia alla strategia del consenso informato che può facilmente essere vista come una fuga in avanti dei medici per sottrarsi ai loro impegni e responsabilità. 

ANTONIO FAGGIOLI

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Vedo che il dibattito si scalda e porterò la mia testimonianza. La scuola specializzazione in igiene e sanità pubblica negli anni 70 fatta a Torino direttore prof Vanini mi è costata andare da Legnano a Torino due giorni alla settimana a Torino per più di due anni dovendo anche discutere la tesi con l'allora ufficiale sanitario di Torino, il diploma in diritto sanitario postlaurea , direttore F. Roversi Monaco quello di andare sempre due giorni alla settimana per oltre due anni a Bologna superando esami e tesi con profitto ed imparando quanto credo aver dimostrato di sapere fare nel lavoro e credo anche nella risposta che ti ho dato prima quanto alla Europa ti informo che non io e credo neppure Vittorio voglia quello che tu prospetti ma che sia la riforma "Boschi" che possa portare a ciò riportando alla competenza dello stato la sicurezza sul lavoro che potrà essere gestita dagli IPL e quindi da quel ministero, oltre alla tutela e controllo ambientale. anche la sicurezza alimentare con la giustificazione della necessaria uniformità nazionale potrebbe tornare di competenza Statale e quindi di qualche ministero, quanto alla giustificazione ricorda che nella commissione dei 75 fu esclusa la igiene pubblica dall'assistenza sanitaria proprio in relazione all'interesse Statale ed all'esigenza di uniformità per cui anche l'igiene con la costituzione secondo Boschi potrebbe tornare di competenza statale con la fine del pur appena avviato federalismo che ha visto nascere, svilupparsi ed operare centinaia di dipartimenti di prevenzione forse non tutti uguali nell'organizzazione ma tutti impegnati a garantire i lea in modo omogeneo e con efficacia superiore al previgente sistema di medici del lavoro ed ufficiali sanitari Ni sembra legittimo che autorevoli membri della Siti, fra cui il presidente attuale, esprimano la lor opinione che tra l'altro mi sembra espressa con più chiarezza di altre volte. Nelle mie considerazioni credo di avere articolato una posizione diversa e indicato soluzioni alternative all'obbligo della presentazione di un "certificato, senza mettere in discussione l'obbligo delle vaccinazioni previste dalla legge ( e lo dice uno che ha continuato a vaccinare contro il vaiolo, nonostante la malattia fosse sparita da anni in Italia fino quando la legge ha tolto l'obbligo). Ho anche motivato la contrarietà al certificato ma ribadendo nel contempo la necessità in modo diverso del controllo dello stato vaccinale della popolazione specie di quella frequentante le collettività. La siti troverà certo il modo di elaborare ed approvare attraverso i propri competenti organi un documento più dettagliato e condiviso sula questione.

AMEDEO AMADEI

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Paragonare una Nazione come la nostra con altre Nazioni che non hanno un idoneo SSN, è fuori luogo. Citare gli USA in materia di tutela della salute e dei diritti civilii è un vero azzardo. Sull'Australia non sono preparato. Ci sono stato una sola volta. Ho visto come stanno gli aborigeni, forse non tutti vaccinati. Persino gli animali non sono mansueti, ho preso un morso e un calcio da un canguro. Dicono che sia morta la bestia per la rabbia, forse non era vaccinata. In Germania i tedeschi sono molto preparati da tempo, specie durante la seconda guerra mondiale. Forse anche con esperimenti sulle persone recluse nei campi di concentramento e di sterminio. Penso che nel dibattito i fautori della linea dura nella SItI potrebbero portare esempi di Paesi più rispettosi dei diritti civili, con origini non criminali, possibilmente con storie esenti da genocidi e con una riforma sanitaria moderna, partecipata, democratica. Con quegli esempi mi tengo nono stante tutto la nostra Italia. 

VITTORIO CARRERI

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Penso che puntare sulla obbligo vaccinale per riaffermare il ruolo il vantaggio e benefici dei vaccini sia anacronistico in una società che sta facendo confusione tra vaccinazioni raccomandate o facoltative, azioni opportune o meno e rischi connessi alle vaccinazioni. Tra l'altro anche nella Regione del Veneto esiste la possibilità da sempre, tramite il sindaco, di inserire l'obbligo vaccinale in una scuola in una comunità nel caso scientificamente vi sia un rischio è un pericolo di salute pubblica. Secondo me è su questo che dobbiamo puntare ovvero sul rischio di sanità pubblica qualora le coperture siano troppe basse e questo lo possiamo fare da sempre. Riprendiamoci il nostro ruolo nei confronti della comunità che prima di tutto di monitoraggio di quello che succede in termini di malattie infettive e conseguentemente di azioni che possono anche prevedere l'obbligo vaccinale per chi vuole entrare in comunità ma solo su rischi documentati e scientifici non aprioristici. E spero buone vacanze a tutti come sto facendo io nella terra di San Francesco d'Assisi... e un abbraccio particolare a Vittorio che Dio ti mantenga la salute.

ANTONIO FERRO



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